Cosa si intende per perdita ambigua?
La perdita ambigua è definita come “una perdita che non è chiara, che non ha risoluzione” e per questo determina una sofferenza senza sbocco e senza chiusura. Scaturisce dalla mancanza di certezza sulla presenza o assenza di una persona e dall’angoscia derivante dalla conseguente costante ricerca di coerenza.
Questo termine si applica a situazioni in cui un familiare può scomparire per il desiderio di troncare con il passato, oppure perché è vittima di un crimine. Ma vale anche per un familiare che si è perso, pur essendo ancora presente in qualche modo. Un esempio è quando una persona cara ha la demenza: Sai di averla persa sebbene sia in piedi proprio di fronte a te.
Chi ha coniato il termine “perdita ambigua”?
A coniare il termine nel 1973 è stata la ricercatrice e docente dell’Univeristà del Minnesota, la dott.ssa Pauline Boss, in seguito agli studi relativi ai disagi dei familiari dei soldati dispersi in Vietnam. Nel 1986 allarga l’ambito della ricerca alle famiglie che affrontano il problema dell’assenza psicologica di un congiunto affetto da Alzheimer, malattie croniche, stati comatosi e danni cerebrali. Nel 2001 coordina il progetto per il sostegno ai familiari delle vittime dell’attentato dell’11 settembre. Nel 2021 pubblica: “The myth of closure: Ambiguous Loss in a Time of Pandemic and Change” (Il mito della chiusura: La perdita ambigua in tempi di pandemia e cambiamento).
Esistono diversi tipi di perdite ambigue?
Pauline Boss identifica due tipi di perdite ambigue:
– La perdita fisica di una persona che resta psicologicamente presente;
– La perdita psicologica di una persona che resta fisicamente presente.
La perdita fisica di una persona che resta psicologicamente presente interessa le famiglie che fanno esperienza di sparizioni, incarcerazione, immigrazione, separazione, divorzio, aborto, affido, adozione, transizioni di genere, ghosting.
La perdita psicologica di una persona che resta fisicamente presente interessa le famiglie con congiunti affetti da disturbi pervasivi dello sviluppo come l’autismo, malattie neurodegenerative come l’Alzheimer, disturbi mentali come la schizofrenia, disturbi dell’umore come la depressione, disturbi da uso di sostanze e di alcool, malattie croniche acquisite come le paralisi cerebrali, pazienti affetti da gravi traumi cranici.
Ci sono altri fattori che incidono su una perdita ambigua?
Si. Inizialmente la teoria riguardava l’incongruenza e l’incertezza tra la presenza e l’assenza di una persona cara. Ma durante interviste recenti Pauline Boss ha aggiunto altre situazioni di perdita che per natura non possono essere chiarite, curate o riparate.
Una perdita ambigua può riguardare il rapporto di un individuo con se stesso. Cioè, ognuno di noi ha una relazione con il proprio corpo e con la propria mente. Se una persona perde un arto, per esempio, vive una perdita ambigua in relazione al proprio fisico. Chi inizia a perdere la memoria, e spesso le persone sanno che stanno scivolando via, sta vivendo una perdita ambigua in relazione alla propria mente.
Quali sono gli effetti di una perdita ambigua?
L’ambiguità può generare un senso di impotenza e propensione alla depressione, all’ansia e ai conflitti relazionali: l’ambiguità che caratterizza una perdita poco chiara rende incapaci di prendere decisioni. Cognitivamente bloccati, molti reagiscono in modo irrazionale e si comportano come se il congiunto fosse già morto, oppure arrivano viceversa a negare l’esistenza della malattia stessa, interagendo con la persona in una sorta di recita, come se non esistesse il problema. L’ambiguità inibisce la riorganizzazione dei ruoli, delle regole familiari: ognuno resta in una posizione di stallo. Senza un indicatore della perdita convalidata da riti, tradizioni, o costumi, la sofferenza resta “indeterminata” e poco riconosciuta all’esterno. Pauline Boss scrive: “Ti ritrovi solo/a in un limbo che troppo spesso passa inosservato (o negato) da parte della comunità più ampia”.
In che modo i servizi di ReCrea aiutano ad affrontare una perdita ambigua?
Tutti i nostri interventi mirano a:
- Ricercare un significato rispetto ad una situazione confusa
- Rafforzare l’autostima
- Rielaborare legami verso persone assenti
- Imparare a convivere con l’incertezza e l’ambiguità
- Coltivare la speranza nelle avversità
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